"UNA VITA DA FILM Come il cinema e la filosofia possono aiutarci a vincere le sfide della vita" di Giovanni PIAZZA (LINDAU Edizioni) va alla ricerca di possibili risposte sul senso della vita con l'aiuto della filosofia e del cinema, considerate due attività sorelle, in costante e serrato dialogo tra di loro.
Sette film famosi (Il Gladiatore; Carlito's Way; Se mi lasci ti cancello; Déjà vu; Oxford Murders; Una settimana da Dio; Io, robot) introducono riflessioni filosofiche sul mistero dell'esistenza che chiamano in causa Aristotele, Marco Aurelio, Leibniz, Nietzsche, Heidegger, Wittgenstein, e tanti altri ancora.
Giovanni Piazza è docente della Scuola sperimentale di composizione al conservatorio S. Cecilia di Roma. Diplomato in corno, composizione e direzione d'orchestra e borsista a Berlino.
Tralascia progressivamente le attività di compositore "colto", direttore d'orchestra, pubblicista e sviluppa il proprio rapporto concettuale ed emotivo con la musica attraverso circa 10 anni di attività col Gruppo di Improvvisazione di Nuova Consonanza, la produzione di musiche e montaggi musicali per teatro sperimentale (e non), per spettacoli multimediali e di danza.
Nel 2001 contribuisce alla fondazione dell'associazione "OSI - Orff-Schulwerk Italiano" di cui è presidente.
"Una vita da film" è un libro utile per migliorare se stessi, anche grazie allo stile chiaro, semplice e spontaneo.
Infatti Giovanni Piazza tratta temi importanti ed attuali come: la libertà, la memoria, la progettualità, l'etica dei principi e quella delle conseguenze, la razionalità e il sentimento.
In un mondo che ha perduto la fiducia nei metaracconti (come Lyotard definisce le grandi ideologie che pretendevano di spiegare la totalità della Storia) il cinema cerca di salvare un senso possibile, pur limitandosi a raccontare tutt’al più piccole storie o frammenti di storia.
L'affermazione "la vita è come un film" ha il sapore di un vuoto estetismo: ha un che di naïf, di illusorio e, proprio per questo, di urtante.
La vita NON è affatto come un film. In un film ogni cosa che accade ha un suo significato, tutto "torna": la vicenda inizia, si sviluppa, si conclude con una certa logica.
Non rimangono questioni irrisolte, tempi morti, particolari insignificanti. Il cinema offre un senso.
La vita non sempre è così accorta e gentile: non sempre manifesta il suo scopo, il suo valore, la sua direzione. Non sempre, almeno, li manifesta chiaramente.
L’uomo non può scrivere da zero la trama della propria esistenza. Nessuno, tanto per cominciare, può scegliere l’epoca, la parte del mondo, la famiglia in cui nasce, né le persone che incontra o i casi fortunati o gli incidenti in cui si imbatte.
Tuttavia ognuno può cercare di utilizzare al massimo lo spazio di libertà a propria disposizione per realizzare le sue, pur limitate, possibilità.
Ogni singolo individuo, per vivere meglio, deve cercare di organizzare secondo la propria volontà alcuni aspetti più o meno fondamentali della propria vita (la famiglia, il lavoro, le amicizie) e insieme di gestire al meglio le disavventure che si trova a subire (infortuni, separazioni, lutti).
SCRIVERE LA PROPRIA VITA COME UNA BIOGRAFIA
Dal cinema giunge pertanto un appello all’ATTIVITA' e alla LIBERTA' contro la passività e la necessità.
L’esortazione è a "non lasciarsi vivere", a scrivere di proprio pugno la sceneggiatura della propria vita, a fare della propria esistenza una bio-grafia.
Graphìa significa scrittura: trasformare il proprio essere al mondo in una biografia vuol dire innanzitutto farsi attivi, impegnarsi nell’attività dello scrivere, rendersi autori, il più liberi e consapevoli possibile, del copione della propria esistenza.
Bìos traduce vita: ma la vita, nel momento in cui viene scritta, si trasfigura, e da nudo accadimento naturale diventa valore propriamente umano, da semplice cumulo di eventi casuali si ordina in una costellazione di senso, da puro evento biologico muta in una storia degna di essere vissuta.
"Una vita da film" analizza 7 film:
IL GLADIATORE - Tra accettazione del destino e affermazione della propria libertà
CARLITO'S WAY - L'irresistibile attrazione del passato
SE MI LASCI TI CANCELLO - Partire da zero come se nulla fosse successo
DEJA' VU - Attacco al destino
OXFORD MURDERS, Teorema di un Delitto - Mondo complesso e responsabilità umana
UNA SETTIMANA DA DIO - Essere il proprio miracolo
IO, ROBOT - Ragione o sentimento?
I film commentati in questo libro non solo raccontano biografie, ma ciascuno di essi mette anche a tema un particolare aspetto del modo in cui una vita può trasformarsi in biografia.
IL GLADIATORE invita a essere consapevoli della propria libertà anche quando si è in catene.
CARLITO'S WAY è dedicato alla difficoltà di progettare liberamente il proprio avvenire superando i condizionamenti che provengono dalla propria storia.
SE MI LASCI TI CANCELLO discute le diverse modalità di rapportarsi al passato, tra rimozione e nostalgia, e di guardare al futuro, tra scetticismo e speranza.
DEJA' VU indica la medesima libertà come unico strumento per proteggere la vita da un destino che è comunque di morte.
OXFORD MURDERS analizza il problema della responsabilità dell’uomo, cercando di determinare la portata dell’azione umana all’interno di un mondo il cui corso è determinato da innumerevoli variabili.
UNA SETTIMANA DA DIO mette in guardia da una religiosità che deleghi a poteri superiori la conduzione della propria esistenza.
IO, ROBOT pone a confronto razionalità e sentimento per individuare quale dei due elementi sia in grado di trasformare la vita da fatto semplicemente biologico a biografia propriamente umana.
UNA SETTIMANA DA DIO: ESSERE IL PROPRIO MIRACOLO
Una settimana da Dio ci insegna "il valore della libertà", che è immenso ed illimitato; è tanto grande che Dio stesso si guarda dal violarla, trattenendosi dall’obbligare l’uomo a corrispondere al suo amore.
Il protagonista di questo film stenta a capire tutta questa delicatezza nei confronti dell’uomo e del suo libero arbitrio. La libertà in sé può anche portare a una controindicazione: la possibilità di compiere il male.
Essa si colloca prima ancora del bene e del male, essendo la condizione dell’uno e dell’altro: può certo volgersi verso il bene, ma nulla esclude che scelga il male.
La libertà è dunque, come afferma il filosofo idealista Schelling, "una facoltà del bene e del male". La storia del protagonista (Bruce) si sviluppa come "un romanzo di formazione", dall’infanzia all’età adulta, dalla dipendenza all’autonomia, dalla recriminazione all’assunzione delle proprie responsabilità.
"Fare cose portentose è nelle potenzialità dell’uomo: ed egli è l’unico che può farle, proprio in virtù della sua libertà, che lo rende capace di rompere con gli schemi precostituiti della necessità e di fare irrompere nell’essere la novità.
A lui spetta dunque scrivere, in modo libero e consapevole, la propria biografia, senza devolvere questo compito a forze esterne.
Questo significa: SII IL TUO MIRACOLO! E' un'esortazione ed invito a ogni essere umano a non attendersi dall’esterno la conduzione della propria vita, ma a costruire da se stessi il senso della propria avventura esistenziale."
Come afferma Heidegger, l’uomo è un essere-nel-mondo che è insieme un essere-con-gli-altri: non si può scrivere la propria biografia in stato di isolamento né in assenza di condizionamenti reciproci.
L’essere umano è costitutivamente un essere-in-relazione: la scrittura della sua storia dunque non può avvenire che in un sistema di rapporti.
Si tratta di decidere che cosa fare di queste relazioni di cui la nostra esistenza è essenzialmente intessuta.
Si può cercare un equilibrio tra la realizzazione della propria libertà e il rispetto di quella altrui, o ancora, come suggerisce Bonhoeffer, arrivare a sporgersi verso il prossimo in un gesto di trascendenza, per incontrarlo nel suo bisogno.
E' questa la modalità più alta di relazione con l’altro, che il protagonista stesso raggiunge portando a compimento il suo cammino di formazione.
Passato dalla fanciullezza alla maturità, dalla lamentela alla responsabilità, dall’esercizio del potere al rispetto della libertà altrui, da ultimo egli mostra di aver totalmente abbandonato l’iniziale egocentrismo, non solo riuscendo a vedere l’altro con occhi disinteressati, ma anche occupandosene con amorevole premura.
La morale di questo film pone l'accento su come la nostra società al giorno d'oggi stia colpevolmente accantonando e perdendo di vista i valori della Fede, dell'Amore verso Dio e il prossimo, dei Comandamenti e dei doni ricevuti.
I desideri materiali prevalgono sempre sui bisogni spirituali, e spesso solo in ritardo ci si rende conto di come si sia smarrita la "retta via" e ci sia lasciati corrompere da valori superficiali, tentazioni effimere e sentimenti negativi aspirando sempre a qualcosa di diverso.
Così si dimentica tutto ciò che di importante si conserva dentro e attorno a noi: L'AMORE PER SE STESSI, ma soprattutto VERSO GLI ALTRI.
Un caro saluto.
Sette film famosi (Il Gladiatore; Carlito's Way; Se mi lasci ti cancello; Déjà vu; Oxford Murders; Una settimana da Dio; Io, robot) introducono riflessioni filosofiche sul mistero dell'esistenza che chiamano in causa Aristotele, Marco Aurelio, Leibniz, Nietzsche, Heidegger, Wittgenstein, e tanti altri ancora.
Giovanni Piazza è docente della Scuola sperimentale di composizione al conservatorio S. Cecilia di Roma. Diplomato in corno, composizione e direzione d'orchestra e borsista a Berlino.
Tralascia progressivamente le attività di compositore "colto", direttore d'orchestra, pubblicista e sviluppa il proprio rapporto concettuale ed emotivo con la musica attraverso circa 10 anni di attività col Gruppo di Improvvisazione di Nuova Consonanza, la produzione di musiche e montaggi musicali per teatro sperimentale (e non), per spettacoli multimediali e di danza.
Nel 2001 contribuisce alla fondazione dell'associazione "OSI - Orff-Schulwerk Italiano" di cui è presidente.
"Una vita da film" è un libro utile per migliorare se stessi, anche grazie allo stile chiaro, semplice e spontaneo.
Infatti Giovanni Piazza tratta temi importanti ed attuali come: la libertà, la memoria, la progettualità, l'etica dei principi e quella delle conseguenze, la razionalità e il sentimento.
In un mondo che ha perduto la fiducia nei metaracconti (come Lyotard definisce le grandi ideologie che pretendevano di spiegare la totalità della Storia) il cinema cerca di salvare un senso possibile, pur limitandosi a raccontare tutt’al più piccole storie o frammenti di storia.
L'affermazione "la vita è come un film" ha il sapore di un vuoto estetismo: ha un che di naïf, di illusorio e, proprio per questo, di urtante.
La vita NON è affatto come un film. In un film ogni cosa che accade ha un suo significato, tutto "torna": la vicenda inizia, si sviluppa, si conclude con una certa logica.
Non rimangono questioni irrisolte, tempi morti, particolari insignificanti. Il cinema offre un senso.
La vita non sempre è così accorta e gentile: non sempre manifesta il suo scopo, il suo valore, la sua direzione. Non sempre, almeno, li manifesta chiaramente.
L’uomo non può scrivere da zero la trama della propria esistenza. Nessuno, tanto per cominciare, può scegliere l’epoca, la parte del mondo, la famiglia in cui nasce, né le persone che incontra o i casi fortunati o gli incidenti in cui si imbatte.
Tuttavia ognuno può cercare di utilizzare al massimo lo spazio di libertà a propria disposizione per realizzare le sue, pur limitate, possibilità.
Ogni singolo individuo, per vivere meglio, deve cercare di organizzare secondo la propria volontà alcuni aspetti più o meno fondamentali della propria vita (la famiglia, il lavoro, le amicizie) e insieme di gestire al meglio le disavventure che si trova a subire (infortuni, separazioni, lutti).
SCRIVERE LA PROPRIA VITA COME UNA BIOGRAFIA
Dal cinema giunge pertanto un appello all’ATTIVITA' e alla LIBERTA' contro la passività e la necessità.
L’esortazione è a "non lasciarsi vivere", a scrivere di proprio pugno la sceneggiatura della propria vita, a fare della propria esistenza una bio-grafia.
Graphìa significa scrittura: trasformare il proprio essere al mondo in una biografia vuol dire innanzitutto farsi attivi, impegnarsi nell’attività dello scrivere, rendersi autori, il più liberi e consapevoli possibile, del copione della propria esistenza.
Bìos traduce vita: ma la vita, nel momento in cui viene scritta, si trasfigura, e da nudo accadimento naturale diventa valore propriamente umano, da semplice cumulo di eventi casuali si ordina in una costellazione di senso, da puro evento biologico muta in una storia degna di essere vissuta.
"Una vita da film" analizza 7 film:
IL GLADIATORE - Tra accettazione del destino e affermazione della propria libertà
CARLITO'S WAY - L'irresistibile attrazione del passato
SE MI LASCI TI CANCELLO - Partire da zero come se nulla fosse successo
DEJA' VU - Attacco al destino
OXFORD MURDERS, Teorema di un Delitto - Mondo complesso e responsabilità umana
UNA SETTIMANA DA DIO - Essere il proprio miracolo
IO, ROBOT - Ragione o sentimento?
I film commentati in questo libro non solo raccontano biografie, ma ciascuno di essi mette anche a tema un particolare aspetto del modo in cui una vita può trasformarsi in biografia.
IL GLADIATORE invita a essere consapevoli della propria libertà anche quando si è in catene.
CARLITO'S WAY è dedicato alla difficoltà di progettare liberamente il proprio avvenire superando i condizionamenti che provengono dalla propria storia.
SE MI LASCI TI CANCELLO discute le diverse modalità di rapportarsi al passato, tra rimozione e nostalgia, e di guardare al futuro, tra scetticismo e speranza.
DEJA' VU indica la medesima libertà come unico strumento per proteggere la vita da un destino che è comunque di morte.
OXFORD MURDERS analizza il problema della responsabilità dell’uomo, cercando di determinare la portata dell’azione umana all’interno di un mondo il cui corso è determinato da innumerevoli variabili.
UNA SETTIMANA DA DIO mette in guardia da una religiosità che deleghi a poteri superiori la conduzione della propria esistenza.
IO, ROBOT pone a confronto razionalità e sentimento per individuare quale dei due elementi sia in grado di trasformare la vita da fatto semplicemente biologico a biografia propriamente umana.
UNA SETTIMANA DA DIO: ESSERE IL PROPRIO MIRACOLO
Una settimana da Dio ci insegna "il valore della libertà", che è immenso ed illimitato; è tanto grande che Dio stesso si guarda dal violarla, trattenendosi dall’obbligare l’uomo a corrispondere al suo amore.
Il protagonista di questo film stenta a capire tutta questa delicatezza nei confronti dell’uomo e del suo libero arbitrio. La libertà in sé può anche portare a una controindicazione: la possibilità di compiere il male.
Essa si colloca prima ancora del bene e del male, essendo la condizione dell’uno e dell’altro: può certo volgersi verso il bene, ma nulla esclude che scelga il male.
La libertà è dunque, come afferma il filosofo idealista Schelling, "una facoltà del bene e del male". La storia del protagonista (Bruce) si sviluppa come "un romanzo di formazione", dall’infanzia all’età adulta, dalla dipendenza all’autonomia, dalla recriminazione all’assunzione delle proprie responsabilità.
"Fare cose portentose è nelle potenzialità dell’uomo: ed egli è l’unico che può farle, proprio in virtù della sua libertà, che lo rende capace di rompere con gli schemi precostituiti della necessità e di fare irrompere nell’essere la novità.
A lui spetta dunque scrivere, in modo libero e consapevole, la propria biografia, senza devolvere questo compito a forze esterne.
Questo significa: SII IL TUO MIRACOLO! E' un'esortazione ed invito a ogni essere umano a non attendersi dall’esterno la conduzione della propria vita, ma a costruire da se stessi il senso della propria avventura esistenziale."
Come afferma Heidegger, l’uomo è un essere-nel-mondo che è insieme un essere-con-gli-altri: non si può scrivere la propria biografia in stato di isolamento né in assenza di condizionamenti reciproci.
L’essere umano è costitutivamente un essere-in-relazione: la scrittura della sua storia dunque non può avvenire che in un sistema di rapporti.
Si tratta di decidere che cosa fare di queste relazioni di cui la nostra esistenza è essenzialmente intessuta.
Si può cercare un equilibrio tra la realizzazione della propria libertà e il rispetto di quella altrui, o ancora, come suggerisce Bonhoeffer, arrivare a sporgersi verso il prossimo in un gesto di trascendenza, per incontrarlo nel suo bisogno.
E' questa la modalità più alta di relazione con l’altro, che il protagonista stesso raggiunge portando a compimento il suo cammino di formazione.
Passato dalla fanciullezza alla maturità, dalla lamentela alla responsabilità, dall’esercizio del potere al rispetto della libertà altrui, da ultimo egli mostra di aver totalmente abbandonato l’iniziale egocentrismo, non solo riuscendo a vedere l’altro con occhi disinteressati, ma anche occupandosene con amorevole premura.
La morale di questo film pone l'accento su come la nostra società al giorno d'oggi stia colpevolmente accantonando e perdendo di vista i valori della Fede, dell'Amore verso Dio e il prossimo, dei Comandamenti e dei doni ricevuti.
I desideri materiali prevalgono sempre sui bisogni spirituali, e spesso solo in ritardo ci si rende conto di come si sia smarrita la "retta via" e ci sia lasciati corrompere da valori superficiali, tentazioni effimere e sentimenti negativi aspirando sempre a qualcosa di diverso.
Così si dimentica tutto ciò che di importante si conserva dentro e attorno a noi: L'AMORE PER SE STESSI, ma soprattutto VERSO GLI ALTRI.
Un caro saluto.
Personal COACH, PNL practitioner e grande appassionato di sviluppo personale a 360 gradi
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