"IL GRANDE RACCONTO DELLA GUERRA DI TROIA" di Giulio GUIDORIZZI (Società Editrice IL MULINO www.mulino.it) racconta in maniera stupenda e riccamente illustrata l'Iliade, il poema delle passioni estreme e travolgenti.
Immaginate una spiaggia, un mare cristallino, e una città dalle mura bianche sull'orizzonte sopra una collina. È Troia. Mille navi sono state tirate in secco e il luogo pullula di guerrieri achei, scintillanti nelle armature di bronzo. Attorno alla città da anni si versano fiumi di sangue.
È lo scenario in cui si combatte la guerra più famosa di tutti i tempi, cantata da Omero. Al centro del poema un sentimento: l'ira di Achille.
Una passione furente che spesso travolge anche gli altri personaggi.
Del resto le passioni sono il cuore dell'Iliade: senza di esse si perderebbe il senso, il sapore del racconto omerico, in cui le emozioni divampano, gettando frenesia negli animi.
È forse per questo che l'invincibile Achille, il tracotante Agamennone, il vecchio re Priamo, il generoso Ettore, il fragile Paride, il giovane Patroclo, la fedele Andromaca, la bellissima Elena, e tutte le divinità che li proteggono o li osteggiano, da secoli irradiano una capacità di attrazione così potente?
Non solo: se le loro storie sono ancora nostre è perché questi campioni di una società arcaica e aristocratica ci trasportano in un mondo favoloso ma palpitante, fatto di eroismo, pietà, sacrificio, di potere, gloria e destino, affermando su tutto la libertà dell'uomo di fronte alle grandi domande della vita.
Con 300 pagine di illustrazioni a colori, edizione rilegata, collana "Grandi illustrati".
"L'ira racconta, Musa, di Achille Pelìde, funesta, che infiniti dolori fece patire agli Achei, precipitò in fondo all'Ade molte forti vite di eroi e i loro corpi rese preda di cani e avvoltoi." (Iliade I, 1-4)
Giulio Guidorizzi ha insegnato Letteratura greca e Antropologia del mondo antico nell'Università di Torino. Fra i suoi libri ricordiamo:
«Il mito greco» (2 voll., Mondadori, 2009-2012); per Cortina "Ai confini dell'anima. I Greci e la follia", "Il compagno dell'anima. I Greci e il sogno" (2013; premio Viareggio-Répaci) e «I colori dell'anima. I Greci e le passioni» (2017).
Per Einaudi «Io, Agamennone» (2016) e «Ulisse. L'ultimo degli eroi» (2018); per Società Editrice Il Mulino «La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità» (2015).
In viaggio con l'autore: scopri l'itinerario del Mulino ispirato alla guerra di Troia: viaggi@mulino.it Guida d'eccezione Giulio Guidorizzi.
Sabato 1 dicembre 2018 alle ore 17 Giulio Guidorizzi presenta a Vimercate il suo libro IL GRANDE RACCONTO DELLA GUERRA DI TROIA.
Un viaggio letterario e visuale nel mondo dell'Iliade: il racconto della più famosa fra tutte le guerre che ci porta all'alba della nostra civiltà ed alla riscoperta di Omero come iniziatore della nostra cultura.
Un ospite di grande prestigio per la Libreria Il Gabbiano:
www.facebook.com/events/203518913857054
Questa splendida opera rappresenta una documentazione davvero ampia e piacevole dell'antica civiltà greca, oltre ai poemi omerici che sono considerati la poesia che racchiude in modo sublime l'ispirazione della società e le istituzioni culturali di quell'epoca.
Il grande racconto della guerra di Troia comprende 2 parti. La prima è il "racconto del racconto": gesta, personaggi, eventi dell'Iliade, il mito troiano.
La mitologia greca è stata fonte suprema d'ispirazione prima degli artisti classici e poi per tanti artisti di tutte le epoche, che vi attinsero una riserva inesauribile di senso e di immagini. Il grande racconto epico è diventato patrimonio comune della civiltà occidentale e suo incrollabile fondamento culturale.
Il libro è così strutturato: PARTE PRIMA: LA PIU' FAMOSA DI TUTTE LE GUERRE: 11 capitoli che vanno da "La fondazione di Troia" a "Vincitori e vinti".
PARTE SECONDA: IL MONDO DI OMERO con 6 capitoli: "Tombe e soglie sacre", "La famiglia", "Il dono", "Onore e vergogna", "Magia", "Il destino".
In conclusione la bellissima Appendice: "Un bambino innamorato di storie antiche", che narra la storia di Heinrich Schliemann, che riportò alla luce la città di Troia, per la quale fu combattuta la più famosa di tutte le guerre.
"Immaginate una spiaggia con un mare cristallino davanti, che quando infuriano i venti si stria di spume candide e (come dice il poeta) diventa "canuto", immaginate una città dalle mura bianche all'orizzonte sopra una collina: è Troia.
Sulla spiaggia sono tirate in secco mille navi; ovunque, guerrieri dalle scintillanti armature di bronzo: appartengono a un popolo che chiama se stesso "Achei".
Attorno alla città si combatte da dieci anni, sono stati versati fiumi di sangue e sulla pianura si alzano dei tumuli, sotto ciascuno dei quali sta un eroe morto in battaglia. E' in questo scenario che si rende visibile l'alba della nostra civiltà, attraverso una forma di racconto che sogliamo chiamare mito; e questo mito ci è trasmesso dal più grande e misterioso dei poeti, Omero…
Omero (chiunque egli fosse) è l'iniziatore della nostra cultura… Omero è diventato per me un oggetto di studio: negli anni mi sono sempre più convinto che Omero è un modello di cultura fondamentale per noi perché i suoi versi contengono l'essenza della civiltà greca di cui siamo eredi…
Nella libertà che l'uomo ha davanti a sé rispetto alle grandi domande della vita sta probabilmente l'essenza della civiltà greca e dei linguaggi che essa ha elaborato: in primo luogo la tragedia, che mette l'uomo di fronte alla sua sorte, ai suoi drammi e all'inevitabile destino che lo trascina là dove lui forse non vorrebbe andare. E poi la filosofia, la scienza, la storiografia.
L'uomo diventa allora misura di tutte le cose, così come gli eroi di Omero sono misura di se stessi e degli altri." Giulio Guidorizzi
In Grecia la mitologia si intrecciava con tutti gli aspetti della vita. Infatti fondare una città significava trasformare un luogo: essenzialmente passare dalla natura alla cultura, per questo nella mitologia greca troviamo anche vari animali-guida che per un segreto impulso del fato indicano la via dell'eroe fondatore.
La prima parola dell'Iliade è "ira" (ménis). La letteratura occidentale inizia menzionando una passione, non un atto della ragione o della volontà, bensì un sentimento incandescente che trascinerà i personaggi dentro una tempesta.
Tutto quello che accadrà verrà da lì, dall'ira che afferra e poi stringe come un nodo i due avversari, quelli che Omero nel proemio del poema chiama il "signore degli uomini" Agamennone e il "divino" Achille.
Due uomini diversi, due vocazioni diverse; il potere di chi domina su città e popoli, e per questo si sente autorizzato a qualsiasi arbitrio, e la feroce volontà di gloria del figlio di una dea.
Achille è colto da una rabbia cieca, ostinata, distruttiva per tutti: "funesta" appunto come dice Omero. L'ira è certamente al servizio della vita degli eroi ma la vita di questi uomini a sua volta è strettamente correlata alla morte.
Ognuno può sconfiggere chiunque ma alla fine inesorabilmente ci sarà la sua sconfitta: la morte. Aristotele diceva che gli eroi hanno un'anima più grande.
"Non c'è un uomo che mi getterà all'Ade contro il destino, perché il destino nessuno che viva potrà mai evitarlo, né un gagliardo né un vile, una volta che è nato." (dall'Iliade VI)
Dicono che davanti alla reggia di Zeus vi sono due giare, una piena di beni, più piccola, e l'altra più grande, di mali. Tutti coloro che stanno per nascere passano di lì e allora Zeus affonda le mani nelle giare e dà a ognuno la sua parte: a volte prende dalle due giare, a volte solo da una, quella dei mali.
A nessuno dà mai solo beni. Questo è il destino che gli dei hanno stabilito per gli esseri umani infelici: vivere nell'amarezza.
In generale l'eroe greco è un essere intermedio tra uomo e Dio. Appartiene alla stirpe detta dei "semidèi": figli o discendenti di un dio (pochi, come Achille o Enea, di una dea e di un mortale). In quanto figli di un essere umano vivono però sulla terra con gli altri uomini e sono come tutti sottomessi alla morte.
La nascita dell'eroe tragico rappresenta una svolta epocale nel pensiero greco e segna il passaggio dalla civiltà della vergogna (Omero) a quella della colpa e responsabilità (tragedia).
La mitologia greca ha avuto una grandissima influenza sulla cultura, le arti e la letteratura della civiltà occidentale e la sua eredità resta tuttora ben viva nei linguaggi e nelle culture che fanno parte di questa zona del mondo.
La Grecia fu sempre una terra che creò i suoi eroi. Per un eroe omerico perdere il corpo significava perdere la parte essenziale di sé. Infatti quando Ulisse incontra Achille nell'oltretomba e comincia a rendergli onore si sente rispondere:
"Non lodarmi la morte, splendido Ulisse. Preferirei essere il servo di un salariato a giornata piuttosto che regnare su tutte le ombre dei morti."
L'immortalità di un eroe omerico non è connessa alla sopravvivenza dell'anima: andare oltre la morte per lui è qualcosa di legato alla vita, è la gloria trasmessa alla memoria dei posteri e celebrata dagli aedi che rievocano le imprese compiute di generazione in generazione.
L'anima non ha confini e come diceva Eraclito: "Per quanto tu cammini per ogni via, i confini dell'anima non li troverai."
Un caro saluto. Raffaele Ciruolo
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Immaginate una spiaggia, un mare cristallino, e una città dalle mura bianche sull'orizzonte sopra una collina. È Troia. Mille navi sono state tirate in secco e il luogo pullula di guerrieri achei, scintillanti nelle armature di bronzo. Attorno alla città da anni si versano fiumi di sangue.
È lo scenario in cui si combatte la guerra più famosa di tutti i tempi, cantata da Omero. Al centro del poema un sentimento: l'ira di Achille.
Una passione furente che spesso travolge anche gli altri personaggi.
Del resto le passioni sono il cuore dell'Iliade: senza di esse si perderebbe il senso, il sapore del racconto omerico, in cui le emozioni divampano, gettando frenesia negli animi.
È forse per questo che l'invincibile Achille, il tracotante Agamennone, il vecchio re Priamo, il generoso Ettore, il fragile Paride, il giovane Patroclo, la fedele Andromaca, la bellissima Elena, e tutte le divinità che li proteggono o li osteggiano, da secoli irradiano una capacità di attrazione così potente?
Non solo: se le loro storie sono ancora nostre è perché questi campioni di una società arcaica e aristocratica ci trasportano in un mondo favoloso ma palpitante, fatto di eroismo, pietà, sacrificio, di potere, gloria e destino, affermando su tutto la libertà dell'uomo di fronte alle grandi domande della vita.
Con 300 pagine di illustrazioni a colori, edizione rilegata, collana "Grandi illustrati".
"L'ira racconta, Musa, di Achille Pelìde, funesta, che infiniti dolori fece patire agli Achei, precipitò in fondo all'Ade molte forti vite di eroi e i loro corpi rese preda di cani e avvoltoi." (Iliade I, 1-4)
«Il mito greco» (2 voll., Mondadori, 2009-2012); per Cortina "Ai confini dell'anima. I Greci e la follia", "Il compagno dell'anima. I Greci e il sogno" (2013; premio Viareggio-Répaci) e «I colori dell'anima. I Greci e le passioni» (2017).
Per Einaudi «Io, Agamennone» (2016) e «Ulisse. L'ultimo degli eroi» (2018); per Società Editrice Il Mulino «La trama segreta del mondo. La magia nell'antichità» (2015).
In viaggio con l'autore: scopri l'itinerario del Mulino ispirato alla guerra di Troia: viaggi@mulino.it Guida d'eccezione Giulio Guidorizzi.
Sabato 1 dicembre 2018 alle ore 17 Giulio Guidorizzi presenta a Vimercate il suo libro IL GRANDE RACCONTO DELLA GUERRA DI TROIA.
Un viaggio letterario e visuale nel mondo dell'Iliade: il racconto della più famosa fra tutte le guerre che ci porta all'alba della nostra civiltà ed alla riscoperta di Omero come iniziatore della nostra cultura.
Un ospite di grande prestigio per la Libreria Il Gabbiano:
www.facebook.com/events/203518913857054
Questa splendida opera rappresenta una documentazione davvero ampia e piacevole dell'antica civiltà greca, oltre ai poemi omerici che sono considerati la poesia che racchiude in modo sublime l'ispirazione della società e le istituzioni culturali di quell'epoca.
Il grande racconto della guerra di Troia comprende 2 parti. La prima è il "racconto del racconto": gesta, personaggi, eventi dell'Iliade, il mito troiano.
La mitologia greca è stata fonte suprema d'ispirazione prima degli artisti classici e poi per tanti artisti di tutte le epoche, che vi attinsero una riserva inesauribile di senso e di immagini. Il grande racconto epico è diventato patrimonio comune della civiltà occidentale e suo incrollabile fondamento culturale.
Il libro è così strutturato: PARTE PRIMA: LA PIU' FAMOSA DI TUTTE LE GUERRE: 11 capitoli che vanno da "La fondazione di Troia" a "Vincitori e vinti".
PARTE SECONDA: IL MONDO DI OMERO con 6 capitoli: "Tombe e soglie sacre", "La famiglia", "Il dono", "Onore e vergogna", "Magia", "Il destino".
In conclusione la bellissima Appendice: "Un bambino innamorato di storie antiche", che narra la storia di Heinrich Schliemann, che riportò alla luce la città di Troia, per la quale fu combattuta la più famosa di tutte le guerre.
"Immaginate una spiaggia con un mare cristallino davanti, che quando infuriano i venti si stria di spume candide e (come dice il poeta) diventa "canuto", immaginate una città dalle mura bianche all'orizzonte sopra una collina: è Troia.
Sulla spiaggia sono tirate in secco mille navi; ovunque, guerrieri dalle scintillanti armature di bronzo: appartengono a un popolo che chiama se stesso "Achei".
Attorno alla città si combatte da dieci anni, sono stati versati fiumi di sangue e sulla pianura si alzano dei tumuli, sotto ciascuno dei quali sta un eroe morto in battaglia. E' in questo scenario che si rende visibile l'alba della nostra civiltà, attraverso una forma di racconto che sogliamo chiamare mito; e questo mito ci è trasmesso dal più grande e misterioso dei poeti, Omero…
Omero (chiunque egli fosse) è l'iniziatore della nostra cultura… Omero è diventato per me un oggetto di studio: negli anni mi sono sempre più convinto che Omero è un modello di cultura fondamentale per noi perché i suoi versi contengono l'essenza della civiltà greca di cui siamo eredi…
Nella libertà che l'uomo ha davanti a sé rispetto alle grandi domande della vita sta probabilmente l'essenza della civiltà greca e dei linguaggi che essa ha elaborato: in primo luogo la tragedia, che mette l'uomo di fronte alla sua sorte, ai suoi drammi e all'inevitabile destino che lo trascina là dove lui forse non vorrebbe andare. E poi la filosofia, la scienza, la storiografia.
L'uomo diventa allora misura di tutte le cose, così come gli eroi di Omero sono misura di se stessi e degli altri." Giulio Guidorizzi
In Grecia la mitologia si intrecciava con tutti gli aspetti della vita. Infatti fondare una città significava trasformare un luogo: essenzialmente passare dalla natura alla cultura, per questo nella mitologia greca troviamo anche vari animali-guida che per un segreto impulso del fato indicano la via dell'eroe fondatore.
La prima parola dell'Iliade è "ira" (ménis). La letteratura occidentale inizia menzionando una passione, non un atto della ragione o della volontà, bensì un sentimento incandescente che trascinerà i personaggi dentro una tempesta.
Tutto quello che accadrà verrà da lì, dall'ira che afferra e poi stringe come un nodo i due avversari, quelli che Omero nel proemio del poema chiama il "signore degli uomini" Agamennone e il "divino" Achille.
Due uomini diversi, due vocazioni diverse; il potere di chi domina su città e popoli, e per questo si sente autorizzato a qualsiasi arbitrio, e la feroce volontà di gloria del figlio di una dea.
Achille è colto da una rabbia cieca, ostinata, distruttiva per tutti: "funesta" appunto come dice Omero. L'ira è certamente al servizio della vita degli eroi ma la vita di questi uomini a sua volta è strettamente correlata alla morte.
Ognuno può sconfiggere chiunque ma alla fine inesorabilmente ci sarà la sua sconfitta: la morte. Aristotele diceva che gli eroi hanno un'anima più grande.
"Non c'è un uomo che mi getterà all'Ade contro il destino, perché il destino nessuno che viva potrà mai evitarlo, né un gagliardo né un vile, una volta che è nato." (dall'Iliade VI)
Dicono che davanti alla reggia di Zeus vi sono due giare, una piena di beni, più piccola, e l'altra più grande, di mali. Tutti coloro che stanno per nascere passano di lì e allora Zeus affonda le mani nelle giare e dà a ognuno la sua parte: a volte prende dalle due giare, a volte solo da una, quella dei mali.
A nessuno dà mai solo beni. Questo è il destino che gli dei hanno stabilito per gli esseri umani infelici: vivere nell'amarezza.
In generale l'eroe greco è un essere intermedio tra uomo e Dio. Appartiene alla stirpe detta dei "semidèi": figli o discendenti di un dio (pochi, come Achille o Enea, di una dea e di un mortale). In quanto figli di un essere umano vivono però sulla terra con gli altri uomini e sono come tutti sottomessi alla morte.
La nascita dell'eroe tragico rappresenta una svolta epocale nel pensiero greco e segna il passaggio dalla civiltà della vergogna (Omero) a quella della colpa e responsabilità (tragedia).
La mitologia greca ha avuto una grandissima influenza sulla cultura, le arti e la letteratura della civiltà occidentale e la sua eredità resta tuttora ben viva nei linguaggi e nelle culture che fanno parte di questa zona del mondo.
La Grecia fu sempre una terra che creò i suoi eroi. Per un eroe omerico perdere il corpo significava perdere la parte essenziale di sé. Infatti quando Ulisse incontra Achille nell'oltretomba e comincia a rendergli onore si sente rispondere:
"Non lodarmi la morte, splendido Ulisse. Preferirei essere il servo di un salariato a giornata piuttosto che regnare su tutte le ombre dei morti."
L'immortalità di un eroe omerico non è connessa alla sopravvivenza dell'anima: andare oltre la morte per lui è qualcosa di legato alla vita, è la gloria trasmessa alla memoria dei posteri e celebrata dagli aedi che rievocano le imprese compiute di generazione in generazione.
L'anima non ha confini e come diceva Eraclito: "Per quanto tu cammini per ogni via, i confini dell'anima non li troverai."
Un caro saluto. Raffaele Ciruolo
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