"I BUONI" di Luca RASTELLO (CHIARELETTERE Editore www.chiarelettere.it) è un romanzo ispirato a fatti e personaggi reali che racconta "il lato oscuro dei Buoni" e inaugura la Collana Narrazioni Chiarelettere.
I BUONI lottano per salvare il mondo. Le loro crociate si chiamano "progetti", il loro dio è la legalità. A guidarli c'è don Silvano. Lui è l'uomo santo con il maglione consumato e lo sguardo sofferente che predica sulla strada e nel palazzo, vicino agli ultimi e ai politici, alle rockstar, ai galeotti e ai magistrati.
È nel suo tempio che approda Aza, ragazzina dei cunicoli, esile e fortissima, scampata a un passato di fogna e violenza con la forza dell'ambizione: a lei Silvano onnipotente ha concesso una lingua nuova, una casa, una carriera, persino un amore. Le ha dato la vita.
Pazienza allora se il tempio è cartongesso, se la lotta è solo nei toni con cui si pronunciano parole di conciliazione: Aza dovrà tenere stretta la corda che la lega a don Silvano fino a scorticarsi le mani. Anche quando, attorno, ogni cosa comincia a precipitare.
Luca Rastello ha scritto un romanzo lucidissimo e feroce, capace di mettere a fuoco ciò che è sotto i nostri occhi, ma che non vogliamo vedere.
Ma non c'è retorica che possa reggere alla verità della letteratura. Alla fine siamo noi a sentirci scoperti: il nostro bisogno di convivere con il male fingendo di combatterlo, la necessità di accettare un mondo che ci stritola, abitandolo sotto anestesia.
Luca Rastello ha viaggiato e lavorato nei Balcani, nel Caucaso, in Asia centrale, in Africa e in America del Sud. Ha lavorato per il Gruppo Abele e ha diretto "Narcomafie", "L'Indice" e Osservatoriobalcani.org.
Ha scritto La guerra in casa, Piove all'insù, Undici buone ragioni per una pausa, La frontiera addosso e, per Chiarelettere, Io sono il mercato e Binario morto (con Andrea De Benedetti).
I suoi libri sono tradotti in Spagna, Norvegia, Stati Uniti, Polonia e Gran Bretagna.
"I Buoni" è un'opera di grande valore, ma è un romanzo-denuncia, un viaggio senza speranza dentro un'esperienza di volontariato "professionale" dove operano solo illusi e peccatori e dove il "leader" Don Silvano assolve un ruolo di cui tutti abbiamo bisogno.
Questo libro, avendo denunciato questo "impero caritatevole", ha suscitato una vivace discussione soprattutto per il soggetto scelto dall'autore e per l'obiettivo del libro cioè la denuncia dei difetti del volontariato "professionale", la critica di ciò che non funziona nelle attività non profit e in generale nel mondo di coloro che vengono chiamati "buoni".
"I Buoni" contiene 3 parti: Prima parte: L'uomo dal paradiso Seconda parte: Scuola di empietà Terza parte: L'uomo dall'inferno.
Il romanzo comincia in una città dell'est europeo, nell'inferno dei ragazzi delle fogne. Aza (Azalea) è una giovane che ne è appena uscita con tutte le sue cicatrici, grazie all'intervento di un'associazione del nord Italia.
Qui conosce Andrea, un operatore "umanitario" che la attira a sé, fino a diventarne l'amante. In questo "Impero Caritatevole" c'è il prete carismatico Don Silvano che vive con coraggio e "noncuranza" delle problematiche che combatte ogni giorno con "le mafie" perchè si occupa di detenuti, tossicodipendenti, prostitute, malati di Aids.
Infatti gira con la scorta, anche se amico di tutti: i "grandi politici", giornalisti, magistrati, architetti ecc. Aza impara ben presto a "maneggiare" i due "codici" che percorrono l'associazione: quello abitudinario (che si recita ogni giorno come un rosario) e quello occulto (quello più praticato: quanto più sei in alto nella piramide).
Al primo codice si attengono gli illusi, il secondo rende peccatori. Questi due codici ci fanno capire come gli equilibri del potere interno cambiano in continuazione: i dipendenti non vengono licenziati, ma "accompagnati" e invitati a "guardarsi intorno", si resiste al massimo due anni oppure si rimane per tutta la vita.
Qui si condivide un progetto di vita dove non sono i soldi che contano. Possiamo definirli in pratica "finti buoni" poichè si rivestono di sensibilità, di altruismo, ma sono spesso in cerca di qualcosa che viene identificata con il nome di "decenza morale" che li faccia schierare dalla parte del bene in quanto tale, ma spesso si può occultare il male.
Questo per vari processi mentali e sociali consentirà loro di fare qualsiasi cosa vogliano perchè sono stati accettati ufficialmente come buoni dalle menti di chi li circonda.
La retorica della legalità si scontra con la prassi e la morale è spesso doppia. E' importante che i messaggi siano tutti quotidiani, che si intreccino ogni giorno e che riescano a trasmettere un'idea di controllo che ci circonda, al di là dell'orizzonte limitato che ogni essere umano percepisce.
Il messaggio di questo romanzo ci aiuta a imparare le strategie giuste per affrontare il futuro con princìpi ben saldi per distinguere il buono dal cattivo.
"Signore abbi pietà di tutti loro, perchè sono infelici e tormentati. Guidali e proteggili. TU hai le tue vie, portali in salvo per queste vie.
TU sei l'Amore e a tutti infonderai oltre all'Amore, anche la Gioia!" Luca Rastello
Un caro saluto.
I BUONI lottano per salvare il mondo. Le loro crociate si chiamano "progetti", il loro dio è la legalità. A guidarli c'è don Silvano. Lui è l'uomo santo con il maglione consumato e lo sguardo sofferente che predica sulla strada e nel palazzo, vicino agli ultimi e ai politici, alle rockstar, ai galeotti e ai magistrati.
È nel suo tempio che approda Aza, ragazzina dei cunicoli, esile e fortissima, scampata a un passato di fogna e violenza con la forza dell'ambizione: a lei Silvano onnipotente ha concesso una lingua nuova, una casa, una carriera, persino un amore. Le ha dato la vita.
Pazienza allora se il tempio è cartongesso, se la lotta è solo nei toni con cui si pronunciano parole di conciliazione: Aza dovrà tenere stretta la corda che la lega a don Silvano fino a scorticarsi le mani. Anche quando, attorno, ogni cosa comincia a precipitare.
Luca Rastello ha scritto un romanzo lucidissimo e feroce, capace di mettere a fuoco ciò che è sotto i nostri occhi, ma che non vogliamo vedere.
Ma non c'è retorica che possa reggere alla verità della letteratura. Alla fine siamo noi a sentirci scoperti: il nostro bisogno di convivere con il male fingendo di combatterlo, la necessità di accettare un mondo che ci stritola, abitandolo sotto anestesia.
Luca Rastello ha viaggiato e lavorato nei Balcani, nel Caucaso, in Asia centrale, in Africa e in America del Sud. Ha lavorato per il Gruppo Abele e ha diretto "Narcomafie", "L'Indice" e Osservatoriobalcani.org.
Ha scritto La guerra in casa, Piove all'insù, Undici buone ragioni per una pausa, La frontiera addosso e, per Chiarelettere, Io sono il mercato e Binario morto (con Andrea De Benedetti).
I suoi libri sono tradotti in Spagna, Norvegia, Stati Uniti, Polonia e Gran Bretagna.
"I Buoni" è un'opera di grande valore, ma è un romanzo-denuncia, un viaggio senza speranza dentro un'esperienza di volontariato "professionale" dove operano solo illusi e peccatori e dove il "leader" Don Silvano assolve un ruolo di cui tutti abbiamo bisogno.
Questo libro, avendo denunciato questo "impero caritatevole", ha suscitato una vivace discussione soprattutto per il soggetto scelto dall'autore e per l'obiettivo del libro cioè la denuncia dei difetti del volontariato "professionale", la critica di ciò che non funziona nelle attività non profit e in generale nel mondo di coloro che vengono chiamati "buoni".
"I Buoni" contiene 3 parti: Prima parte: L'uomo dal paradiso Seconda parte: Scuola di empietà Terza parte: L'uomo dall'inferno.
Il romanzo comincia in una città dell'est europeo, nell'inferno dei ragazzi delle fogne. Aza (Azalea) è una giovane che ne è appena uscita con tutte le sue cicatrici, grazie all'intervento di un'associazione del nord Italia.
Qui conosce Andrea, un operatore "umanitario" che la attira a sé, fino a diventarne l'amante. In questo "Impero Caritatevole" c'è il prete carismatico Don Silvano che vive con coraggio e "noncuranza" delle problematiche che combatte ogni giorno con "le mafie" perchè si occupa di detenuti, tossicodipendenti, prostitute, malati di Aids.
Infatti gira con la scorta, anche se amico di tutti: i "grandi politici", giornalisti, magistrati, architetti ecc. Aza impara ben presto a "maneggiare" i due "codici" che percorrono l'associazione: quello abitudinario (che si recita ogni giorno come un rosario) e quello occulto (quello più praticato: quanto più sei in alto nella piramide).
Al primo codice si attengono gli illusi, il secondo rende peccatori. Questi due codici ci fanno capire come gli equilibri del potere interno cambiano in continuazione: i dipendenti non vengono licenziati, ma "accompagnati" e invitati a "guardarsi intorno", si resiste al massimo due anni oppure si rimane per tutta la vita.
Qui si condivide un progetto di vita dove non sono i soldi che contano. Possiamo definirli in pratica "finti buoni" poichè si rivestono di sensibilità, di altruismo, ma sono spesso in cerca di qualcosa che viene identificata con il nome di "decenza morale" che li faccia schierare dalla parte del bene in quanto tale, ma spesso si può occultare il male.
Questo per vari processi mentali e sociali consentirà loro di fare qualsiasi cosa vogliano perchè sono stati accettati ufficialmente come buoni dalle menti di chi li circonda.
La retorica della legalità si scontra con la prassi e la morale è spesso doppia. E' importante che i messaggi siano tutti quotidiani, che si intreccino ogni giorno e che riescano a trasmettere un'idea di controllo che ci circonda, al di là dell'orizzonte limitato che ogni essere umano percepisce.
Il messaggio di questo romanzo ci aiuta a imparare le strategie giuste per affrontare il futuro con princìpi ben saldi per distinguere il buono dal cattivo.
"Signore abbi pietà di tutti loro, perchè sono infelici e tormentati. Guidali e proteggili. TU hai le tue vie, portali in salvo per queste vie.
TU sei l'Amore e a tutti infonderai oltre all'Amore, anche la Gioia!" Luca Rastello
Un caro saluto.
Personal COACH, PNL practitioner e grande appassionato di sviluppo personale a 360 gradi
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