lunedì 27 maggio 2013

TRE TERRONI A ZONZO di Antonio MENNA Lasciare Napoli o restare?

"TRE TERRONI A ZONZO Lasciare Napoli o restare?" di Antonio MENNA (Sperling e Kupfer Editori) riguarda il problema, sempre più diffuso, dell'emigrazione forzata dall'Italia meridionale verso il nord o l'estero per cercare lavoro.
Prepariamo giovani pieni di talento e li costringiamo ad andarsene. Forse una speranza esiste e sta nell'ostinazione un po' incosciente di chi crede che realizzarsi a Napoli (e anche nel resto d'Italia) non sia solo un'utopia.
Leggi anche la recensione di un altro libro dello stesso autore:

SE STEVE JOBS FOSSE NATO A NAPOLI



Antonio Menna è un giornalista e scrittore, autore di Se Steve Jobs fosse nato a Napoli. Ha scritto di cronaca nera, politica e cultura.
Ha collaborato con decine di testate. Tra le tante "Il Mattino", con cui ha collaborato a lungo. E poi Liberazione, il Manifesto, Avvenimenti, Aprile, Vita, La Voce della Campania.

Attivissimo in internet, da Twitter a Facebook, Antonio Menna è autore di un blog molto seguito (antoniomenna.wordpress.com).
Il post Se Steve Jobs fosse nato a Napoli, pubblicato alla morte del fondatore della Apple, è stato letto da oltre cinquecentomila persone, diventando un vero e proprio fenomeno della rete.
Ha pubblicato inoltre i romanzi Cocaina e Cioccolato e Baciami molto.

Antonio Menna, in questa "parabola" graffiante ed ironica, denuncia la più assurda delle nostre contraddizioni: prepariamo giovani di grande valore e li costringiamo ad emigrare.
"Tre terroni a zonzo" descrive una storia che sembra inventata, ma sicuramente non è di fantasia: è la nostra realtà (purtroppo).
Ci porta ad analizzare e quindi a riflettere su come i giovani sono condizionati dalla nostra società attuale, e quindi costretti a trasferirsi per conquistare la dignità personale di un posto di lavoro.

I personaggi e le vicende sono immaginari in questo romanzo, ma sono costruiti raccogliendo testimonianze, racconti, suggestioni, da ragazzi che per davvero hanno lasciato Napoli, o sono rimasti, o sono andati e poi tornati.
Questa è una proposta-denuncia-testimonianza che Antonio Menna vuole evidenziare: la realtà amara della nostra vita quotidiana.
"Tre terroni a zonzo Lasciare Napoli o restare?" ci invita a leggere l'animo dei giovani attraverso la triste realtà.
E' descritto in modo esemplare, persino divertente, intriso di peculiarità etnica e linguaggio colorito. Quella "napolitudine" che da sempre sorprende il forestiero in visita nella capitale partenopea.

Il romanzo parla di tre ragazzi: Ilaria, Michele e Diego Armando (sì, come Maradona) sono tre ragazzi venuti su con le idee chiare su cosa volevano essere, hanno progettato il loro futuro e mantenuto la rotta nonostante i dubbi e le incognite che ogni esistenza porta con sé.
E ora, freschi di laurea, si chiedono come mettere in pratica, concretamente, quello che su carta è già realtà.
Hanno studiato tutti, ma tutti e tre sanno, dalla vita e dai giornali, che non basta: il vero lavoro non è quello cui il titolo di studio potrebbe dare loro accesso, ma la fatica che ci vuole per trovarlo.

Ilaria ha la risposta e un biglietto in tasca: vuole viaggiare e guadagnare. A Milano l'aspetta una multinazionale, e pazienza se dovrà vivere in un buco, sgobbare a testa bassa, e sopportare i sospiri strappacuore di un padre che la vorrebbe con sé.
Michele, architetto geniale e indolente, qualche dubbio ce l'ha, ma ha ricevuto un'offerta da Londra che in Italia manco si sarebbe sognato, e parte.
E qui chi rimane? Si domanda Diego Armando, che con un nome così non potrebbe certo vivere altrove.
Accetta un posto precario all'università, dove il professor Tuccillo (nipote, figlio e cugino di inamovibili baroni) gli garantisce tanto lavoro in cambio di tantissime promesse. E nient'altro.

Diego Armando deve rassegnarsi: amare le proprie radici è un lusso che non si può permettere. Ma neppure gli amici, lanciatissimi e in carriera, sono soddisfatti, e giorno dopo giorno la nostalgia li consuma.
"Tre terroni a zonzo" è formato dai seguenti capitoli:
- Laureati. E ADESSO?
- Sei mesi dopo la laurea
- Un anno dopo la laurea
- Due anni dopo la laurea

"L'emigrazione italiana è un problema che non si può semplificare in quattro chiacchiere, ma è sicuramente una piaga dolente che riguarda il nostro Paese e soprattutto il meridione.
La realtà attuale non è quella che vorremmo per i nostri figli. In pratica il nostro Paese si svuota sempre di più.
Ogni anno circa 30000 italiani di età compresa tra i 20 e i 40 anni, secondo i dati dell'Aire (Anagrafe Italiana Residenti all'Estero), spostano la residenza dall'Italia all'estero per cercare lavoro.
Il 60% proviene dal Sud Italia. Impressionante anche il flusso migratorio interno, da Sud verso il Centro-Nord.

Secondo il Rapporto Svimez nel 2011 hanno lasciato il Sud 150000 persone: 140.000 verso il Centro-Nord, 10.000 verso l'estero. Ma c'è un fatto nuovo.
Per la prima volta da 10 anni sono aumentate le imprese agricole gestite da giovani (+4,2%) con un aumento degli occupati del 10%.
L'agricoltura è l'unico settore che, in questo momento di crisi, fa segnare un aumento di Pil (+1,1%).
Il 50% dei giovani tra i 18 e i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che un posto in banca. Qualcosa sta cambiando." Antonio Menna

"E adesso dobbiamo entrare nel mercato del lavoro", dice uno dei protagonisti all'indomani della laurea. "Dove lo fanno questo mercato?", risponde un altro, cercando di fare una battuta che però nessuno afferra.
Questi ragazzi sono il nostro futuro, sono i nostri figli o i figli dei nostri amici andati a stare lontano, per specializzarsi o per lavorare.
PARTIRE O RESTARE? Il dilemma è sempre quello: chi parte viene accusato da chi resta di abbandonare il campo, di essere indifferente ai destini della propria terra.
Allo stesso modo "l'emigrante" accusa lo stanziale di vigliaccheria, di non sapersi mettere in gioco in una realtà diversa, senza punti fermi come quelli acquisiti con la famiglia e le amicizie:
"Qualunque sia la scelta, questa comporta un prezzo da pagare."

"Tre terroni a zonzo" è, in definitiva, un libro che racconta l'essere giovani nonostante tutto, pronti di mente e vivaci di pensiero anche quando la quotidianità toglie il mordente alle sfide o le rende competitive ad un livello troppo alto.
Un saggio romanzato sull'emigrazione giovanile al tempo della crisi. Prima partivano braccia con valigie di cartone. Oggi i cervelli con il trolley e iPad." Pino Bruno
Poi ci dicono i "cervelli in fuga". E allora se siete capaci (e mi rivolgo a chi di dovere), perchè li fate scappare questi giovani brillanti? Fateli rimanere in Italia i "nostri cervelloni"!

Alcune citazioni da "TRE TERRONI A ZONZO Lasciare Napoli o restare?" di Antonio MENNA (Sperling e Kupfer Editori):

"Con le parole come terrone non c'è che da appropriarsene e allora le si rende innocue." Ignazio Silone
"Questa città deve imparare a fare autocritica. Solo così potremo iniziare a risolvere i nostri problemi e a valorizzare quei ragazzi che oggi sono costretti ad emigrare...

Ognuno di noi ha una sola vita ed ha il diritto di viverla come e dove vuole. Un diritto che si concretizza anche nel lasciare per sempre, non senza un doloroso strappo interiore, la propria terra natale, quando non offre opportunità...
Tutte le scelte sono giuste a patto che siano scelte. Il dramma sociale si apre quando non siamo più di fronte ad una scelta ma ad una necessità.
Di questo passo non avremo più le persone su cui costruire un cambiamento." Antonio Menna


Un caro saluto.
Personal COACH, PNL practitioner e grande appassionato di sviluppo personale a 360 gradi

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