"Dicono che nel castello la vita sia comoda, il lavoro sicuro e l’esistenza libera e dignitosa. Dicono anche che nel castello una volta assunti si faccia carriera per anzianità e sia molto difficile essere licenziati. Pensa che, tra i castellani, il best seller del momento si intitola: “Buongiorno pigrizia. Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile”.
Dicono anche che questo sia merito di un miracoloso congegno giuridico, ormai assurto al rango di vero e proprio mito: l’art. 18. Uno strano marchingegno che, forte di una tradizione giurisprudenziale consolidata, non ha eguali negli altri castelli e, dopo gli epici scontri degli ultimi anni, è ormai divenuto un simbolo nazionale.
Il vero problema è che un tempo arrivare al castello era semplice. Certo, c’era una selezione all’entrata ma, superata quella, il lavoro era garantito per tutta la vita e si andava in pensione con l’ottanta per cento dell’ultima retribuzione. E c’erano persino dei baby pensionati.
Oggi, invece, per accedere a quello splendido sistema di protezione è necessario superare un labirinto oscuro e rischioso. Lo chiamano il labirinto della PRECARIETA' e non c’è via di scampo: deve essere affrontato da tutti quelli che cercano lavoro perché gli imprenditori hanno paura dell’art. 18.
Alcuni, pochi, fortunati, meritevoli o raccomandati, trovano subito la via d’uscita. I più ci passano anni. Altri si perdono nei suoi meandri. Tutti raccontano di un luogo angoscioso, fonte di insicurezze e frustrazioni e disseminato di trappole crudeli.
Sono le trappole della precarietà.
Hanno nomi sempre diversi - stage, contratti di inserimento, contratti di apprendistato, contratti a termine, contratti di somministrazione, contratti di lavoro a progetto, co. co. co. - ma sono tutte accomunate dall’essere precarie.
NON danno diritto alla protezione dell’art. 18.
Dopo un certo periodo di tempo scadono e tu ti ritrovi al punto di partenza con qualche anno in più, qualche speranza in meno e pochi contributi previdenziali.
Quella che segue è la testimonianza di un sopravvissuto al labirinto della precarietà che ha chiesto di rimanere anonimo.
Giugno 2000
Ti laurei. Hai venticinque anni. Certo non sei più un bambino ma, tutto sommato, rientri nella media. La vita ti sembra bella ...
Febbraio 2006
Tra i criteri di scelta viene individuato quello dell’anzianità di servizio. I più giovani fuori, i più anziani dentro. Tu, ovviamente, vai fuori.
Marzo 2006
Vieni lasciato dalla ragazza che “non può più perdere tempo con un precario”. Non ti puoi più permettere di vivere da single. Torni a vivere con i tuoi, ricominci a mandare curriculum ma rispondono solo i call center.
Epilogo
Raccontano che il nostro sopravvissuto, dopo alcuni tormentati giorni di riflessione, abbia utilizzato i soldi della buonuscita per SCAPPARE. Oggi vive in un paese anglosassone. Non c’è l’art. 18 ma il contratto è a tempo indeterminato, si fa carriera per merito, ci sono i premi di produttività, può permettersi un affitto. Certo, gli mancano il sole e la famiglia ma sembra felice e non ha intenzione di tornare.
Tra il miraggio dell’art. 18 e la paura di ritrovarsi di nuovo nel labirinto della FLESSIBILITA' IN ENTRATA non ha dubbi. Prevale la seconda.
E ora il pamphlet della Maier, quello intitolato “Buongiorno pigrizia. Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile”, lo irrita."
( Michel MARTONE )
Dicono anche che questo sia merito di un miracoloso congegno giuridico, ormai assurto al rango di vero e proprio mito: l’art. 18. Uno strano marchingegno che, forte di una tradizione giurisprudenziale consolidata, non ha eguali negli altri castelli e, dopo gli epici scontri degli ultimi anni, è ormai divenuto un simbolo nazionale.
Il vero problema è che un tempo arrivare al castello era semplice. Certo, c’era una selezione all’entrata ma, superata quella, il lavoro era garantito per tutta la vita e si andava in pensione con l’ottanta per cento dell’ultima retribuzione. E c’erano persino dei baby pensionati.
Oggi, invece, per accedere a quello splendido sistema di protezione è necessario superare un labirinto oscuro e rischioso. Lo chiamano il labirinto della PRECARIETA' e non c’è via di scampo: deve essere affrontato da tutti quelli che cercano lavoro perché gli imprenditori hanno paura dell’art. 18.
Alcuni, pochi, fortunati, meritevoli o raccomandati, trovano subito la via d’uscita. I più ci passano anni. Altri si perdono nei suoi meandri. Tutti raccontano di un luogo angoscioso, fonte di insicurezze e frustrazioni e disseminato di trappole crudeli.
Sono le trappole della precarietà.
Hanno nomi sempre diversi - stage, contratti di inserimento, contratti di apprendistato, contratti a termine, contratti di somministrazione, contratti di lavoro a progetto, co. co. co. - ma sono tutte accomunate dall’essere precarie.
NON danno diritto alla protezione dell’art. 18.
Dopo un certo periodo di tempo scadono e tu ti ritrovi al punto di partenza con qualche anno in più, qualche speranza in meno e pochi contributi previdenziali.
Quella che segue è la testimonianza di un sopravvissuto al labirinto della precarietà che ha chiesto di rimanere anonimo.
Giugno 2000
Ti laurei. Hai venticinque anni. Certo non sei più un bambino ma, tutto sommato, rientri nella media. La vita ti sembra bella ...
Febbraio 2006
Tra i criteri di scelta viene individuato quello dell’anzianità di servizio. I più giovani fuori, i più anziani dentro. Tu, ovviamente, vai fuori.
Marzo 2006
Vieni lasciato dalla ragazza che “non può più perdere tempo con un precario”. Non ti puoi più permettere di vivere da single. Torni a vivere con i tuoi, ricominci a mandare curriculum ma rispondono solo i call center.
Epilogo
Raccontano che il nostro sopravvissuto, dopo alcuni tormentati giorni di riflessione, abbia utilizzato i soldi della buonuscita per SCAPPARE. Oggi vive in un paese anglosassone. Non c’è l’art. 18 ma il contratto è a tempo indeterminato, si fa carriera per merito, ci sono i premi di produttività, può permettersi un affitto. Certo, gli mancano il sole e la famiglia ma sembra felice e non ha intenzione di tornare.
Tra il miraggio dell’art. 18 e la paura di ritrovarsi di nuovo nel labirinto della FLESSIBILITA' IN ENTRATA non ha dubbi. Prevale la seconda.
E ora il pamphlet della Maier, quello intitolato “Buongiorno pigrizia. Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile”, lo irrita."
( Michel MARTONE )
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www.michelmartone.org/il-labirinto-della-precarieta-52.html
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